La vittoria schiacciante ottenuta contro l'Avellino oltre ad aprire scenari di speranza per una salvezza ancora raggiungibile, almeno attraverso i play out, fa al contrario aumentare a dismisura il rimpianto per quello che poteva essere e che, invece, potrebbe non essere più.
Mi spiego.
Continuo a credere che Fabio Liverani non abbia impugnato la bacchetta magica, ma che abbia semplicemente usato e stia usando con buoni risultati (6 punti in tre partite, due delle quali giocare anche bene) una dote del tutto ignorata in eccedenza da Carmine Gautieri ed in parte anche dal suo predecessore Benny Carbone: il buon senso.
Nulla di trascendentale, per carità; però l' aver utilizzato i giocatori a disposizione nei ruoli a loro più congeniali e, soprattutto, l'aver lavorato sulle teste degli stessi, restituendo loro almeno un minimo di sicurezza e di autostima, rappresenta già un buon risultato.
Che poi l'ex giocatore della Lazio riesca o non riesca nella titanica impresa di trarre in salvo una nave già quasi affondata del tutto a febbraio, questo è un altro discorso.
Semmai va fatta l'amara constatazione degli ennesimi errori commessi dalla società rossoverde nello scegliere per il post-Carbone un allenatore del tutto inadatto alla bisogna, quel Gautieri che passerà alla storia come uno dei tecnici della Ternana meno rimpianti, avendo emulato, se non l'ha addirittura superato, autentici "campioni in negativo" come Mattè, Facco e Domenicali (perlomeno nella loro esperienza in rosso verde).
Sia concessa in ogni caso al tecnico partenopeo la grossa attenuante di essersi trovato intempestivamente alla guida della Ternana e cioè nel momento in cui le "geniali" scelte della dirigenza avevano già confezionato un calciomercato invernale improntato su scelte che non gli appartenevano.
Però l' aver perseverato in maniera ossessiva sulle proprie idee e il conseguente fatto di aver cambiato 11 formazioni diverse in 11 partite, non fa che confermare il giudizio più che negativo sull'operato del lex allenatore del Lanciano e, "per extenso", su quello della società di via Aleardi.
In pratica sono stati letteralmente buttati al vento due mesi e tocca a di campionato, con i buoi già quasi tutti scappati dalla stalla.
Ma tant'è...
Ed ora la rincorsa alla salvezza è diventata un'autentica impresa titanica al limite dell'impossibile.
Ai posteri l'ardua sentenza.
L'altra faccia di questo editoriale è dedicata invece al giocatore dell'Avellino Matteo Ardemagni.
Non mi è dato di comprendere, per quanto mi sforzi, il motivo dell' acredine di questo giovanotto nei confronti della Ternana e dei ternani in generale.
In effetti, fu lui a cominciare ad attaccar briga in occasione del primo derby col Perugia, nel momento in cui, dopo un fallo neanche tanto grave commesso ai suoi danni da Meccariello, si permise di dileggiare il buon Biagio costringendolo a girarsi di spalle per leggerne il nome sulla maglietta, a voler dimostrare a tutti che lui, famoso campione, neanche sapeva dell'esistenza di questo sconosciuto calciatore.
Il capolavoro poi lo compì durante il derby successivo, quando, dopo aver realizzato un inesistente calcio di rigore, si permise di scimmiottare addirittura Totti immortalando la sua espressione beffarda con lo sfondo della festante tifoseria del capoluogo.
Non contento di questi exploits,  il "nostro" domenica scorsa, dopo essere stato letteralmente cancellato dal campo dallo " sconosciuto" Meccariello, si è poi lasciato andare alla fine ad ulteriori volgari manifestazioni nei confronti dei ternani, dapprima mostrando ai tifosi all' uscita dal campo il "pollice verso" (novello Nerone!), per poi proferire l'epiteto ingiurioso "merdani" all'indirizzo dei tifosi rossoverdi, accompagnato  dall' augurio "buona Lega Pro", in un post pubblicato su Facebook .
Si attendono quindi dall' interessato eventuali, doverose scuse rivolte ai cittadini ternani, oppure una smentita nel caso che lo sgradevole episodio fosse un "fake".
Ma resta in ogni caso il fatto che il signor Ardemagni, almeno per quel che di certo si è potuto "ammirare", probabilmente non sa nemmeno dove sia di casa la professionalità e il rispetto dell'avversario.
Ed è ovvio che il "prestigioso" attaccante dei Lupi dell' Irpina (di cui nell'occasione si ricorda soltanto il calcio di rigore) non possa prendersela con i pochi tifosi presenti soltanto perché lo hanno fischiato, in quanto era il minimo che doveva aspettarsi dopo le sue sceneggiate.
Quindi la speranza è che chi di dovere gli dia una bella tiratina d'orecchie, richiamandolo ai suoi doveri di professionista.
Al resto ci hanno già pensato i ternani... con i saluti più affettuosi e i migliori auguri per una prestigiosa carriera.
Fino adesso, peraltro, inespressa...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 30 marzo 2017 alle 00:01
Autore: Massimo Minciarelli
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