"Era già tutto previsto...Fino al punto che sapevo...che oggi tu mi avresti detto quelle cose che mi dici..."
Così cantava Riccardo Cocciante in un suo celebre motivo del 1975.
Già, il 1975...
L' alba di un giorno nuovo per l'Italia pallonara, dopo il disastro dei mondiali di Germania del '74.
Quando si trattò di ricostruire tutto, affidando la guida tecnica della Nazionale ad un tecnico fatto in casa, Enzo Bearzot,  cresciuto dentro una FGCI che allora si faceva rispettare in tutto il mondo, grazie a dirigenti dal carisma e dallo spessore indiscutibili.
Un processo di ricostruzione che avrebbe poi portato la Nazionale Azzurra al quarto posto ai mondiali del '78 in Argentina, con la scoperta dei vari Paolo Rossi, Tardelli e Cabrini e, successivamente, al memorabile trionfo mondiale di Spagna 1982.
Bei tempi...
Oggi invece quella melanconica canzone è tornata di cruda attualità, vista la farsa che è si è consumata martedì a Roma.
E la sua metaforica, triste contemporaneità parte proprio dalla constatazione che sin dall'inizio si sapeva come sarebbe andata a finire...
Le stesse dichiarazioni dell' ex ministro Frattini, Presidente dell' Alta Corte di Giustizia del CONI, rilasciate subito dopo la pubblicazione della cervellotica sentenza che ha decretato l'ennesima figuraccia dei vertici calcistici nazionali ("ma io ho votato contro"...), suonano come la classica "excusatio non petita, accusatio manifesta", a conferma che il sinistro disegno era già stato precostituito da tempo, con la regia di chi comanda realmente il carrozzone.
Perché proprio di un "carrozzone" trattasi, molto simile a quelli che un tempo usavano i circhi equestri per i loro spostamenti di città in città.
Ma nel circo, quando accadeva un incidente, una disgrazia, il direttore si preoccupava subito di tranquillizzare il pubblico con la famosa frase "The show must go on"... lo spettacolo deve andare avanti!
No, signori!
In questo caso non vale!
Qui lo spettacolo non deve andare più avanti!
Perché non è più possibile  assistere impassibili a sceneggiate di infima lega come quella che per troppo tempo è stata  rappresentata in questa grottesca "estate dei ripescaggi".
Perché non è più possibile accettare campionati spezzettati, incomprensibili, illogici, governati esclusivamente dagli interessi dei media e di quei pochi che ne traggono giovamento e lucro; il tutto ai danni di chi paga "profumati" biglietti allo stadio e ancor più costosi abbonamenti a pseudo televisioni pressoché "invisibili", ma anche loro indissolubilmente legate al famoso carrozzone...
Perché è inconcepibile vedere la gloriosa Nazionale azzurra, 4 volte campione del mondo, precipitata all' umiliante 21° posto del ranking FIFA!
Perché non si può accettare che le squadre italiane di club, appena valicate le Alpi, vengano trattate a pesci in faccia (vedi Juventus a Madrid. E lo dice un interista!).
Perché non si può affidare la panchina dell' Italia a gente raccomandata e che di calcio poco o niente conosce, a selezionatori che mandano in campo formazioni improvvisate, con giocatori  semisconosciuti, inadatti o sopravvalutati al pari di chi li sceglie!
Perché non si possono accettare figure di m... come quella fatta lunedì scorso dalla Nazionale  a Lisbona!
Perché non si può assistere in silenzio all'invasione di calciatori stranieri nei nostri campionati, persino nei dilettanti (!), mentre i settori giovanili marciscono, sono trascurati e abbandonati al loro destino!
Perché è ora di dire basta ai soliti noti che dirigono la baracca da dietro le quinte, curando esclusivamente il proprio tornaconto e quello dei propri club! Il che è la stessa cosa.
Rivoluzione, dunque?
No, nulla di tutto questo.
Perché gli italiani, nonostante tutto e nonostante che la loro pazienza sia messa continuamente a dura prova (vedi anche attuale, caotico momento politico), continuano ad essere un popolo civile.
Allora basterebbe disertare gli stadi?
Ma come si fa a tradire la propria squadra del cuore, la propria passione, il proprio sangue intriso dei colori amati... Figuriamoci poi a Terni, dove viviamo di pane e Fere da sempre!
Ma provare a ricostruire, sì!
Affidandosi, spingendo, stimolando quelle poche persone serie che ancora circolano nel mondo del disastrato calcio nostrano, uomini competenti che conoscono il calcio giocato quantomeno per averlo praticato sul serio, incitandoli a provare a cambiare l'andazzo delle cose.
Non faccio nomi... ma ce ne sono ancora in giro.
Ed emarginando quei soggetti (li conosciamo benissimo tutti cognome per cognome !) che stanno portando il calcio italiano ad una morte lenta, ma inesorabile.
Anche con l'aiuto di una stampa che, finalmente, deve liberarsi del proprio immobilismo e dei condizionamenti più o meno interessati, affrontando con durezza la realtà e proponendo i giusti correttivi, in modo libero e crudo, senza paura e senza guardare in faccia a nessuno!
Ah... Quanto mi sarebbe piaciuto leggere ed ascoltare i commenti al vetriolo del grande Gianni Brera su quello che sta accadendo: la distruzione scientifica del calcio italiano.
Quanto a noi, cari tifosi rossoverdi...
È inutile sparare a zero contro chi ci ha massacrato per l'ennesima volta; contro chi ha calpestato impunemente le più elementari e scontate norme del diritto sportivo e sostanziale; contro chi si è permesso di irridere la nostra nobile comunità sportiva, assolutamente degna di rispetto e considerazione; e una società che ha avuto il solo torto di essere virtuosa. Vero peccato mortale nell'attuale Italia "nel pallone" !
Metabolizzata l'incazzatura (non sarà facile), è giunto ora il tempo di stare vicini a squadra e società, con il massimo dell'ardore e della passione!
Che la rabbia si trasformi in incitamento!
Che il glorioso Libero Liberati si trasformi in un vulcano in eruzione!
A cominciare da stasera, in occasione della presentazione ufficiale della squadra!
Andiamoci a riprendere sul campo quello che ci è stato vergognosamente rubato nelle aule della pseudo giustizia sportiva!

Sezione: Editoriale / Data: Gio 13 settembre 2018 alle 00:00
Autore: Massimo Minciarelli
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