Sandro Pochesci, l’ultima volta che si è affacciato in sala stampa, ha espresso un concetto chiaro: “E’ vero che non abbiamo vinto ma è altrettanto vero che non abbiamo perso. Vuol dire quindi che ce la siamo giocata alla pari con tutti. E forse ci manca qualcosa”.

Affermazione incontestabile che però apre il campo a qualche considerazione perché non tutti i pareggi sono uguali. Ci sono quelli raccapezzati alla fine dopo aver sofferto, ci sono altri che invece sembrano punirti perché la rincorsa vincente è stata degli avversari. Purtroppo i pareggi della Ternana hanno sempre lasciato l’amaro in bocca perché hanno sempre dato la sensazione di essere state vittorie mancate. A Cremona come a Foggia giusto per citarne un paio. Punti persi quindi, c’è poco da girarci intorno. Che sarà dura recuperare perché la sensazione che la Ternana sia arrivata al suo massimo livello è forte. Ora ha più equilibrio, inevitabilmente crea di meno e sbaglia di meno. Però quando sbaglia incassa il gol mentre per andare a segno ha bisogno di creare almeno quattro o cinque opportunità. Il saldo perciò diventa negativo e per farlo lievitare verso l’altro esiste una sola medicina riconosciuta al momento: la qualità. Quella qualità che necessariamente dovrà essere elevata. Con esercitazioni supplementari magari o mettendo a segno qualche colpo a gennaio sfoltendo una rosa che da l’idea di essere inutilmente ampia visto che qualche giocatore non ha nemmeno sentito il profumo del Liberati.

La società che oltre il rettangolo di gioco sta facendo cose importanti a livello d’impiantistica (convenzione per l’uso del Liberati, voglia d’impegnarsi sul centro sportivo, interventi sullo stadio), di immagine (nuova sede e più ancora presenza costante e importante di Ranucci nei consigli di Lega), di struttura interna con ruoli definiti tra le varie componenti implementate rispetto alle passate gestioni. Tutto molto importante perché alla fine una società forte porta punti. Però tutto inevitabilmente legato ai risultati della squadra. Perché se la squadra non vince non c’è operazione di marketing o di politica calcistica che tenga: sono guai. Se la squadra non vince e non centra l’obiettivo prefissato (salvezza) tutto diventa più difficile, il banco rischia di saltare.

Per questo è lecito aspettarsi un’attenzione sempre maggiore dei vertici nei confronti della sfera tecnica. Un’attenzione che vada oltre a quella richiesta dalle esternazioni, anche estemporanee e non sempre apprezzabili del tecnico. Se per far crescere la qualità della squadra sarà necessario (com’è presumibile) intervenire sull’organico bisognerà farlo. Perché non tutti i giocatori di Lega Pro riescono a sostenere il salto di categoria senza problemi, perché la serie B è tutt’altra cosa rispetto alla Lega Pro. E adesso se n’è reso conto anche Pochesci che da qualche tempo comincia a sottolineare un aspetto che forse, nella fretta di mettere le mani sulla Ternana, qualcuno ha trascurato al pari degli investimenti necessari per mettere in campo una squadra adeguata alle necessità.

Detto questo pensiamo al derby e alle partite che ci separano dal giro di boa. Tutte fondamentali per fare in modo che il girone di ritorno possa regalare qualche soddisfazione in più. Anche per i giocatori che potranno sfruttarle per guadagnarsi la conferma, per far capire al tecnico e alla società di essere adeguati alla categoria e soprattutto utili alla Ternana che deve garantirsi la salvezza.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 21 novembre 2017 alle 00:00
Autore: Massimo Laureti
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