Credo proprio che Giambattista Vico abbia avuto ragione.
I suoi "corsi e ricorsi" storici stanno trovando conferma anche qui a Terni, dove i fatti e i personaggi di una vicenda nemmeno tanto lontana nel tempo, si stanno ripetendo e riproponendo con sconcertante puntualità.
Dire oggi "io lo sapevo già che sarebbe andata a finire così" mi sembrerebbe un inutile sfoggio di presunzione.
Eppure in tanti la scorsa estate avevano avuto il sospetto che quanto verificatosi soltanto un anno fa ad un paio di centinaia di chilometri da qui, prima o poi sia sarebbe ripetuto anche dalle nostre parti.
Stesso copione, stessi attori, stessa sceneggiatura.
Solo l'ingenuità di pochi sognatori aveva sposato l'utopia di un progetto tutto condito di periodi ipotetici del terzo tipo (irrealtà).
Ma i più sapevano perfettamente che la dura realtà dei fatti avrebbe inevitabilmente inchiodato al muro i voli pindarici elargiti a piene mani, ammaestrati come sono da anni di esperienza forgiata dal calore di una storia vissuta in prima persona.
A nulla è poi valsa la scoperta di un personaggio che ha avuto il grande coraggio di rompere schemi ed abitudini consolidate nel tempo.
C'è stata sorpresa, simpatia naturale, spontanea fiducia.
Ne è scaturita addirittura un' insolita esaltazione dell' individuo, celebrazione questa riservata in precedenza solo a pochissimi eletti, forse ad uno soltanto.
Ma poi la dura legge dei numeri e più probabilmente un peccato di indisciplina giudicato imperdonabile, ne hanno provocato l'inevitabile dipartita, perpetuando la trama di un film già visto e già previsto.
Stupore? Sconcerto? Incredulità?
Niente di tutto questo.
Forse solo rabbia da parte di chi si è ritenuto orbato quasi di un parente stretto.
E neanche i successivi accadimenti hanno sconvolto più di tanto la piazza, al punto che in parecchi si sono limitati soltanto a canticchiare sommessamente il celebre motivo di Riccardo Cocciante..."Era già tutto previsto"...
Ora solo il tempo ci racconterà l' evolversi di un futuro al momento incerto e nebuloso.
Ma in ogni caso ci vorrà qualcosa di meraviglioso per far rifiorire il sorriso sui volti delle persone e per vedere rinata una fiducia oramai quasi del tutto scemata.
Ed è questo infatti il rischio più incombente: quello del disinteresse. Dell'abbandono. Del più fragoroso dei silenzi. 
Perché nella vita, come è noto, prima o poi  tutto finisce.
Anche l' amore più profondo, anche la passione più focosa, anche il sentimento più radicato.
E non vorrei che questo diventi alla fine il risultato più deludente e malinconico di chi, giunto in questa terra di sognatori disillusi tra rombi di tuono e suoni di fanfare e accolto come un salvatore della patria, dopo aver seminato fallaci illusioni, rischia invece di raccogliere solo il nulla più profondo e il totale disamore della gente.
Si vedrà.
Concludo augurando un in bocca al lupo di cuore a Ferruccio Mariani.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 01 febbraio 2018 alle 09:31
Autore: Massimo Minciarelli
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