È giusto contestare, giustissimo. Siamo di fronte a una delle peggiori Ternana della storia. E per parafrasare le invettive dei tifosi presenti all’allenamento di oggi questa squadra sta prendendo in giro una tifoseria intera. È giusto chiedere spiegazioni, anche in maniera dura, ai protagonisti di questa annata disastrosa. Ci mancherebbe pure che i tifosi non posano esprimere il loro dissenso, la loro rabbia, la loro incazzatura.
I tifosi rimangono, i giocatori no. Neanche i direttori e gli allenatori. È questo che chiede la gente alla squadra. Di giocare per l’orgoglio. È una piazza ferita, mortalmente, nella fede. È una piazza che mugugnava quando la squadra era seconda o terza ma giocava male. E che ora si ritrova con lo spettro della serie D alle proprie spalle. Pazzesco. Incredibile. Folle. Folle solo pensarlo, 4 mesi fa.
E la follia più grande è che nessuno - almeno noi - non si capacita di come sia possibile. Perché, ribadiamolo, qui non stiamo cercando di capire come mai la squadra non vince il campionato. Ma come mai la squadra sta retrocedendo.
E facciamo fatica (anzi non ci siamo riusciti) non solo noi: non l’hanno capito gli allenatori che ci sono e ci sono stati, non l’hanno capito i direttori sportivi, non l’hanno capito i presidenti. E ognuno fuori da Terni ti chiede: ma cosa sta succedendo a Terni, la squadra mica è scarsa...
Sì, invece. I numeri dicono che la squadra è scarsa. Perché per il resto non c’è nulla che non va. O che va a rotoli come la squadra. È vero che se le cose vanno male la colpa è di tutti. Ma gli stipendi arrivano, le magliette sono pulite, i campi di allenamento ci sono, le trasferte sono in albergo e non in campeggio. Perché a disposizione degli staff tecnici c’è tutto. Perché la società, seppure in mezzo a difficoltà figlie dell’inesperienza, non ha delle carenze macroscopiche. Perché gli errori sul mercato saranno stati anche fatti (sia a luglio che a gennaio) ma nessuno di questi (e se volete entriamo nello specifico) giustifica una classifica del genere.
La somma di tutto questo può portare a una retrocessione. Se la squadra fosse mediocre certamente sì. Ma la squadra era costruita per vincere, anzi per uccidere il campionato. Non può esistere che sono tre mesi che non vince. Tre mesi. Non può esistere che in tre mesi non si riacquisti un minimo di condizione atletica, che non ci sia un sussulto di orgoglio. Non può esistere che gente abituata a giocare in B o in C abbia “paura” di un Liberati vuoto che fischia (giustamente) solo dopo la partita. Che non trovi un modo per compattarsi.
È vero che per vincere serve un gruppo. È vero che per costruire una squadra ci vuole tempo. Come è vero che vince solo uno e che chi vince deve avere anche fortuna. Ma è altrettanto vero che chi non vince non deve retrocedere per forza.
Questa squadra è riuscita in una titanica impresa: risultare più lontana dalla gente addirittura della Ternana di Longarini prima versione.
Spiace dirlo, veramente siamo in difficoltà: ma in questo momento chi deve dimostrare di più devono essere i giocatori. Non abbiamo mai creduto - almeno noi - alle teorie complottiste che ogni tanto girano in ogni piazza per giustificare risultati negativi o traguardi non raggiunti. Uno spogliatoio è un luogo di lavoro: se le cose vanno bene si aiuta a creare un’armonia. Se le cose vanno male o “neutre”, sarà sempre quello il clima. Succede dappertutto, in ogni lavoro, davvero. Ma qui ci deve essere qualcuno che alza la mano e dice: io non ci sto. Non ci sto a fare figure di merda.
L’unica soluzione - come ha detto Gallo - è puntare solo su chi dimostra di avre questo sentimento. Senza guardare in faccia nessuno, senza guardare il curriculum. Poi non importa quanti errori farà: tutti a turno hanno fatto una partita da dimenticare. Ma quello che conta è solo trovare chi ci crede. Alla salvezza. Alla maglia, come direbbero i “curvaioli”. Solo chi ci crede, senza remore...
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