Giuseppe Corrado, imprenditore interessato all'acquisto del Pisa, con cui sembrava tutto fatto fino a che Petroni non ha bloccato di nuovo la cessione, ha parlato ai microfoni di TMW Radio, spiegando il suo punto di vista, quello che è successo e quelli che sono i possibili scenari futuri.
Noi vi riportiamo integralmente l'intervista come apparsa sul noto portale sportivo, tuttomercatoweb.com.
"Personalmente la modalità di uscire da questa situazione la potrà stabilire la Lega o non so chi altro. È situazione diventata insostenibile, quello che ne sarà io non posso saperlo perché oggi è arrivata una scadenza basilare. Era il riferimento, per chi è interessato all'acquisto e per i tanti pisani che amano la squadra. Si sa che le regole sono ferree: scavalcando questa scadenza si incorre in altri tre punti di penalizzazione. Considerata la situazione già difficile e la classifica già critica, non per demerito della squadra ma del contesto, vi saranno più difficoltà per mantenere la categoria. E ancora più importante sarà il prosieguo dell'attività, che io onestamente non riesco a ipotizzare o prevedere. Serve capire cosa decideranno gli organi competenti". Lei ha avuto nuovi contatti con la famiglia Petroni? "Diciamo che anche questa trattativa è stata condizionata dalle situazioni oggettive che interessano la famiglia Petroni. Il figlio ha delegato a professionisti che ahimé sono un po' variati nel corso delle settimane e dei mesi, senza dare continuità all'operazione. Io ho avuto la possibilità di incontrare Fabio Petroni, sulla base della nostra offerta vincolante abbiamo ridiscusso alcune clausole e anche l'aspetto saliente che era quello del valore. La nostra in teoria era un'offerta da non rimettere in discussione: abbiamo accettato di farlo e queste cose non dovrebbero capitare in una negoziazione. Ma quando c'è di mezzo l'aspetto sportivo spesso succede: il calcio è qualcosa che va oltre la razionalità, subentrano emozioni, sentimenti e coinvolgimento emotivo. Io l'altra sera ho detto ai miei partner che non abbiamo chiuso la trattativa ma siamo diventati accaniti tifosi del Pisa. Sentiamo qualcosa che prima non sentivamo. La negoziazione è stata continua e non si è arrivati a definire il contratto che era stato preparato da noi. Si trattava di condividerlo e sottoscriverlo, noi abbiamo trascurato alcune clausole a nostra protezione però oltre certi limiti non si può andare. Occorre chiudere lo sportellino del cuore. Noi abbiamo detto sin dall'inizio che la squadra è il tramite non il fine. La parte sportiva si può vivere anche negativamente per degli episodi. Si può perdere una partita, ma la serenità ai tifosi viene data dalla non retrocessione della società. Una società forte può sopperire anche a sconfitte o retrocessioni". In campo la squadra sta tenendo. "In questo caso c'è un allenatore che ha sopperito a condizioni ambientali pazzesche. Ci sono situazioni sfavorevoli e in esse la squadra è rimasta a metà classifica sino a qualche tempo fa. A livello di trattativa, noi più di questo non potevamo fare, anche con le garanzie del presidente di Lega. Abodi ha fatto più di quello che noi stessi ci aspettavamo, come advisor. Però alla fine, giustamente perché non do colpe a chi vende se giudica l'offerta non qualificata, è chiaro cosa è successo". In nottata pare che la famiglia Petroni abbia comunicato di essere disposta a riaprire la trattativa. Se fosse così sareste disposti a proseguire? "A livello di negoziazione non più. Sono settimane che si negozia e ci è venuto anche il dubbio di essere stati usati. Siamo contenti di essere stati usati per rassenerare l'ambiente. Penso alla gara col Bari: avevamo notizia, una cosa mai capitata, tramite un comunicato stampa che l'offerta era stata accettata. Normalmente questo tipo di comunicazioni vengono fatte via mail o PEC. Sembra che sia più interessante far sapere al pubblico che si stanno facendo certe cose rispetto al farle davvero. Non si tratta di riaprire negoziazioni, sarebbe ridicolo. Si può fare riferimento allo status quo: dal primo giorno di trattative, noi abbiamo dato la data odierna come scadenza. E ci stupivamo che questa preoccupazione fosse solo nostra e di tanti tifosi. Ebbene, sembrava che questa preoccupazione non fosse così presente da parte del venditore. Dal 17 la squadra è in una situazione diversa: la società ha problematiche diverse e una valutazione diversa. Un conto è ragionare su una squadra con certi punti in classifica, un conto su una squadra con altri punti e con problematiche diverse. Sembrava fosse solo una nostra preoccupazione. Ieri eravamo a Pisa fino alle 19:30, poi siamo partiti in auto. Io ho salutato facendo gli scongiuri e confidando in Gattuso, anche con una vena di tristezza nel commiato. Siamo tornati a Milano e non abbiamo avuto più contatti. Noi i contatti li abbiamo coi professionisti che rappresentano la società. Sicuramente non vogliamo riprendere le negoziazioni". Quello che si poteva fare è stato fatto."Certo. Siamo al cospetto di una società di calcio, l'ho detto anche ieri a chi mi ha chiamato: sono dispiaciuto non a livello imprenditoriale ma per non aver raggiunto l'obiettivo. L'insoddisfazione è di non aver potuto dare uno spiraglio di speranza a tifosi che ho conosciuto in poche settimane ma a cui mi sono affezionato".
Autore: Marina Ferretti
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